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Italiani all'estero - Luciani(Ist.Fernando Santi):"emiliano romagnoli nel mondo: completare il disegno riformatore della l. regionale n.3 24 aprile 2006
Giorni addietro si è insediata l’Assemblea Legislativa e la Giunta di Governo della Regione Emilia Romagna.
La Regione attribuisce grande importanza alle relazioni internazionali, costituendo l’Emilia Romagna un riferimento certo per Enti Locali, Regioni, Paesi europei ed extraeuropei."Lo afferma Luciano Luciani Presidente dell'Istituto Italiano Fernando Santi dell'Emilia Romagna, sottolineando come la Regione realizzi, nell’ambito proprio delle relazioni internazionali, programmi triennali che aggiorna annualmente, includendo a pieno titolo i rapporti con le comunità emiliano-romagnole all’estero e il relativo piano triennale e annuale di interventi.

Dato l’estremo interesse per i rapporti internazionali, in genere la programmazione e la gestione di tali materie, fanno capo al Presidente o al Vice Presidente della Regione dallo stesso delegato.
Nell’anno 2006, all’inizio dell’ottava legislatura, veniva approvata la legge n.3 del 24 aprile, che, innovando la precedente n.14 del 1990, attribuisce alle Associazioni emiliano-romagnole nel mondo, pur in mancanza di riconoscimento giuridico in Italia, la possibilità di realizzare iniziative e attività a favore delle comunità all’estero, anche al fine di collegare e promuovere rapporti stabili tra la Regione Emilia Romagna e le Istituzioni dei Paesi di loro residenza. Ciò con il chiaro intento, come è tradizione di questa democratica Regione, di rafforzare il ruolo dell’Associazionismo.

Malgrado l’esistenza di questa importate legge riformatrice, da parte delle Associazioni emiliano-romagnole stenta a decollare il ruolo di promozione e di collegamento con le Istituzioni emiliano-romagnole, finalizzato ad avviare iniziative di cooperazione decentrata e di internazionalizzazione della cultura e dell’economia dell’Emilia Romagna.

Mentre si rende necessario, da parte del Parlamento Nazionale, attribuire il riconoscimento giuridico alle articolazioni e affiliazioni all’estero delle Associazioni operanti in Italia a favore degli italiani all’estero e l’estensione dei benefici riservati alle Associazioni di promozione sociale italiane, al fine di salvaguardare e valorizzare il patrimonio Associazionistico nel mondo, che avrà così un ruolo decisivo in “termini di rete” per le Istituzioni regionali e nazionali, si rende altresì indispensabile che la Regione Emilia Romagna elimini “l’anomala figura esterna” del Presidente della Consulta di nomina governativa, equiparando la legislazione regionale alle altre Regioni, che ovviamente individuano quale Presidente della Consulta la massima figura rappresentativa della regione: il Presidente della Regione.

Paradossalmente oggi convivono tre entità: le Associazioni regionali con sede in Emilia Romagna, quelle con sede all’estero prive di riconoscimento giuridico e il Presidente della Consulta degli Emiliano Romagnoli nel mondo. Ognuno di loro realizza distinti programmi e attività diverse, con impegno di notevoli risorse finanziarie, di cui, per la stragrande parte, dispone il Presidente della Consulta, il quale dispone altresì di una struttura organizzativa e personale, facente capo al Servizio Politiche Europee e Relazioni Internazionali.

In tal modo il Presidente della Consulta, che conserva la sua natura giuridica di organo consultivo, viene a costituire, di fatto, un organo di mera interposizione tra le Associazioni operanti in Emilia Romagna e quelle all’estero e un organo di mera interposizione tra queste e le Istituzioni regionali.

Conseguentemente la legge 3/2006 e il Presidente della Consulta di nomina governativa hanno finito per determinare un indebolimento delle Associazioni operanti in Emilia Romagna, un rallentamento dei legami tra le Associazioni regionali e quelle operanti all’estero e un ridimensionamento del possibile ruolo di promozione nei rapporti internazionali da parte dell’Associazionismo presente in Emilia Romagna e all’estero.

All’inizio della nona legislatura - conclude Luciani, che è anche Consultore regionale degli emiliano-romagnoli nel mondo
- dovrebbe essere eliminata questa anomala figura del Presidente della Consulta non coincidente con quella del Presidente della Regione e il nuovo Presidente della Consulta, nominato in forza della legge vigente, avere lo scopo di svolgere una vera e propria “funzione transitoria di servizio”, per completare il disegno riformatore avviato con la legge 3/2006, sollecitando e accompagnando un rapido intervento legislativo che assegni le funzioni di Presidente della Consulta al Presidente della Regione Emilia Romagna."(24/05/2010-ITL/ITNET)