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Immigrazione - l'Assess.Reg.Siciliano Immigrazione Piraino incontra Forum Immigrazione a Palermo - Luciani(pres.IIFS):"occorre nuovo corso da parte regione"
Venerdì 10 giugno ore 16,00 l’Assessore Regionale all’immigrazione, Andrea Piraino, incontra il Forum per l’immigrazione di Palermo: superare l’emergenza, istituire la Consulta per l’integrazione degli immigrati, programmare l’integrazione grazie anche ad una legge regionale che rimetta la Sicilia al centro del Mediterraneo per la cooperazione, gli scambi, la pace in uno scenario in grande evoluzione. L’incontro verterà sulla discussione delle proposte che il Forum per l’immigrazione di Palermo ha avanzato su come affrontare le emergenze, sulla Consulta per l’integrazione degli immigrati e sui contenuti di una ormai improcrastinabile legge regionale sui migranti che risponda alle nuove esigenze, in un quadro nel quale la Sicilia è al centro del Mediterraneo ma è anche porta dell’Europa.“La legge regionale dovrà contenere gli indirizzi regionali di una politica per tutelare i rifugiati, i richiedenti asilo, promuovere politiche di programmazione per l’accoglienza e l’integrazione, l’istituzione di un albo dei mediatori culturali, indicazioni per il diritto all’abitazione, al lavoro, all’istruzione, anche universitaria, alla formazione professionale, alla promozione di attività autonome e imprenditoriali, l’accesso ai servizi socio-sanitari e assistenziali, adeguate politiche abitative e politiche alla partecipazione alla vita pubblica negli Enti Locali (Province, Comuni) e in ultimo – dice Pippo Cipriani coordinatore nazionale dell’Istituto Italiano Fernando Santi – la costituzione della Consulta regionale per gli immigrati.

Occorre un nuovo corso da parte della Regione Siciliana nella costruzione di politiche che diano risposte concrete ad una regione ritornata prepotentemente al centro del Mediterraneo a seguito della nuova emergenza.Il Governo Regionale – prosegue Cipriani - deve velocemente varare una legislazione adeguata per poter lavorare concretamente e garantire un corretto svolgimento della vita civile considerato che ad oggi purtroppo manca una legge regionale sul’immigrazione. Cipriani ha inoltre sottolineato che occorre revisionare la legislazione in materia di siciliani nel mondo”.“È giusto che a Palermo il tema delle nuove cittadinanze sia un tema fondante per la città del domani che sappia affrontare il percorso dell’integrazione non in maniera emergenziale ma in modo da valorizzare al meglio l’apporto delle nuove culture per la società palermitana – dice Rosario Filoramo, Consigliere Comunale di Palermo e rappresentante della UISP”.“È apprezzabile l’intento dell’Assessore Regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro, Prof. Andrea Piraino – dice il Presidente dell’Istituto Italiano Fernando Santi e Consultore regionale dell’emigrazione e dell’immigrazione della Regione Siciliana, Luciano Luciani - di volere una legge organica regionale per i migranti. Nell’attesa e in preparazione occorre con un articolo unico creare una Consulta regionale per i cittadini immigrati in Sicilia che possa contribuire alla stesura della legge stessa.Ritornando alle questioni generali è insopportabile - afferma Luciani - che bambini che nascono nella nostra terra debbano attendere oltre 18 anni per acquisire la cittadinanza. Lo ius sanguinis risulta oggi assolutamente inadeguato alle esigenze delle nuove cittadinanze e andrebbe certamente contemperato con una espansione dello ius soli. Stiamo facendo crescere giovani immigrati in Italia senza riconoscere, all’atto della nascita in Italia, l’immediato diritto di cittadinanza, decisivo per sentirsi parte integrante della Nazione. Il ragionamento da fare sulla cittadinanza italiana, sia in sede politica che legislativa, deve essere unico per gli italiani all’estero e per le comunità immigrate. Anche in materia di cittadinanza occorre trovare il coraggio di affermare che il diritto di sangue, ai fini del riconoscimento della cittadinanza italiana, può essere fatto valere sino alla seconda generazione di nati all’estero. Il riconoscimento della cittadinanza a distanza di generazioni tra loro lontane può diventare occasione per possibili strumentalizzazioni per lavorare o viaggiare in altri Paesi europei e per appesantire il nostro precario welfare. L’attuale legislazione sulla cittadinanza italiana costituisce certamente un ostacolo per avviare un provvedimento di legge che assicuri l’assegno sociale ai cittadini all’estero in possesso della cittadinanza italiana. Anche per questo – conclude Luciani - va rafforzato il principio del diritto di suolo per i nati in Italia, alla stregua degli altri Paesi che tutelano e riconoscono la cittadinanza a chi nasce sul loro territorio”.(07/06/2011-ITL/ITNET)