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Formazione professionale: il contributo di Luciano Luciani Adottati due pesi e due misure a seconda dei Paesi E l’attenzione si sposta sui corsi tenuti nei Paesi comunitari

Ritengo opportuno dare un primo contributo chiaro, utile e responsabile al dibattito, spesso privo di coerenza, che si sta sviluppando, attraverso la stampa, sulla formazione professionale degli italiani all’estero. E’ in atto una azione volta a comprimere ed a screditare - facendo spesso strumentale confusione - un importantissimo strumento, di supporto agli italiani ed alla politica italiana all’estero, la cui nuova regolamentazione ed articolazione degli interventi è stata attesa per anni da chi opera ed intende operare con correttezza e serietà per valorizzare quello che di meglio può esprimere l’Italia e la sua popolazione residente all’estero. Per parlare fuori dai denti, chiarisco che da dirigente sindacale e politico prima e del mondo dell’associazionismo poi, ad ogni livello politico ed istituzionale in cui ho avuto modo di operare e di confrontarmi nel corso della trentennale attività, ho sempre condannato e contrastato quella formazione professionale che in Italia e all’estero veniva svolta non per promuovere politiche attive di lavoro, occupazione e cooperazione di vario tipo e livello, ma per rassicurare la "sussistenza" economica dei "funzionari" dell’apparato politico o sindacale dei tempi andati. Pur stendendo momentaneamente un velo pietoso sulle resistenze e sui comportamenti di taluni squallidi personaggi, che ritenendo di "presidiare il territorio" della circoscrizione consolare, in questi anni, dal 1996 ad oggi, hanno tentato invano di ostacolare la progettazione e la realizzazione di qualificatissimi interventi formativi realizzati attraverso accordi di cooperazione con Stati, Istituzioni di diverso livello, Università, Scuole, Istituti Professionali, Organizzazioni Imprenditoriali, Mondo del Lavoro e delle Imprese di altri Paesi, evidenzio così il loro livello di capacità di essere "dirigenti" nella realtà degli italiani all’estero. Nel contempo si è avuta la possibilità di verificare l’intelligenza e la capacità strategica di "altri" dirigenti, quali ad esempio Narducci, Mangione, Tassello e Nardi che hanno cercato di dare supporto ad ogni e qualsiasi qualificante iniziativa e di caricare di significato il "nuovo" che si andava o si poteva realizzare nel territorio estero. Luigi Barindelli, del Comitato di Presidenza del CGIE, ha avuto modo di esplicitare, a me e ad altri, in un recente incontro tenuto in occasione del CGIE l’azione svolta a Curitiba per imporre, nel mercato del lavoro locale - a fronte dei corposi investimenti di talune multinazionali - la manodopera specializzata italiana, utilizzando le opportunità formative offerte dallo Stato italiano. Il Centro di Formazione siciliano facente capo all’Istituto Italiano Fernando Santi, da me rappresentato, ha avuto il merito di recuperare arti di cui in Argentina si aveva solo memoria storica, qualificando tecnici del mosaico; di far conoscere metodologie e materiali di restauro pittorico sconosciuti in Argentina; oppure di introdurre nell’Ordinamento della Svizzera Romanda (francese) la sconosciuta figura dell’"Animatore Turistico", attraverso moduli formativi italiani, di cui era egemone sino a pochi anni or sono la Francia. Non condivido, pertanto, i ripetuti attacchi rivolti a corretti e solerti dirigenti del Ministero del Lavoro e del Ministero degli Affari Esteri preposti al coordinamento ed alla vigilanza degli "Interventi per la formazione degli italiani residenti nei Paesi non appartenenti all’Unione Europea": Dr. Giulio Giorgi dell’UCOFPL e Consigliere Francesco Calogero della DGEAS, nonché al Comitato di valutazione dei progetti formativi, al quale detti dirigenti prendono parte. Manifesto, invece, ampia perplessità, e concorrerò con altri a fare chiarezza, come già annunziato in diversi luoghi e occasioni, relativamente alla composizione del Comitato di valutazione degli "Interventi per la formazione degli italiani residenti nei paesi dell’UE", nel quale non prende parte la dirigenza degli uffici preposti del Ministero del Lavoro e del Ministero degli Affari Esteri. Appaiono, altresì, inquietanti i risultati relativi alla valutazione dei progetti presentati, sui quali pure certamente il Ministro del Lavoro, On. Cesare Salvi, sarà chiamato a fornire adeguate informazioni e la magistratura ad accertare i motivi per i quali sono stati adottati "due pesi e due misure" nell’ambito della medesima materia. L’approfondimento di tali delicate e complesse questioni, rinvio ad altro momento.
Luciano Luciani
Presidente Istituto Italiano Fernando Santi

(GRTV)

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