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COMITES 2004

 

 
L’Istituto Italiano Fernando Santi, le sue articolazioni all’estero e quelle nelle Regioni d’Italia, hanno posto con forza , nel corso degli ultimi anni, il rapporto tra le Comunità di italiani residenti all’estero, l’Associazionismo e gli Organi di rappresentanza degli Italiani all’estero. Il dibattito si è concentrato sull’esigenza di ripristinare uno stretto collegamento, sia sul piano degli interessi da rappresentare che su quello organizzativo, tra le Associazioni nazionali, quelle regionali e quelle degli italiani all’estero e tra queste e gli organi di rappresentanza degli italiani all’estero, quali il COMITES, il CGIE e le Consulte Regionali. Si è evidenziato che più è debole il rapporto tra l’Associazionismo e gli Organi di rappresentanza, tanto più deboli diventano le Associazioni e i loro Organi di rappresentanza istituzionale. Ed invero l’attuale situazione pone sempre più spesso problemi in ordine all’inadeguato funzionamento di tali Organi, sia sul piano dell’organizzazione che del rispetto delle regole democratiche. Già nel corso della preparazione dei lavori della Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo del dicembre 2000, il Presidente dell’Istituto, Luciano Luciani, nel condividere talune preoccupazioni manifestate dal Presidente della Commissione Esteri del Senato, Giangiacomo Migone, sottolineava che “si rende necessaria ed urgente, da parte delle Associazioni nazionali, dei Partiti e delle Istituzioni, l'assunzione di chiare e responsabili posizioni a fronte delle questioni pendenti, le quali richiedono una grande capacità di riflessione e di elaborazione in relazione alle diverse prospettive che riguardano le scelte sul ruolo e sulle funzioni dei COMITES, del CGIE, dell'Associazionismo, dei Partiti, delle Regioni e delle altre Istituzioni italiane, nonché taluni fondamentali aspetti, come quello della partecipazione e della democrazia partecipativa in emigrazione, che sono connesse al sacrosanto diritto alla partecipazione al voto da parte degli italiani residenti all'estero e alla rappresentanza nel Parlamento e nel Governo Italiano, che non può essere né ghettizzata, né lasciata ai professionisti dell'emigrazione". L’Assemblea dell’Istituto Italiano Fernando Santi, sabato 12 dicembre 2000 a Roma, a conclusione dei lavori della Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo, evidenziava che “pur essendo state poste al centro del dibattito questioni estremamente importanti, quali l'esercizio del voto da parte degli italiani all'estero, sono apparsi assolutamente insufficienti sia i riferimenti relativi al ruolo dell'Associazionismo - che resta il collegamento essenziale delle diverse comunità - che quelli riguardanti il ruolo dei Consultori regionali, dei rappresentanti delle Associazioni, dei Sindacati e dei Patronati, i quali tutti costituiscono realtà fondamentali per raccogliere e valorizzare le significative esperienze sin qui maturate”. E ancora alla vigilia della Conferenza-Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE, nel marzo 2002 a Palermo, le più significative associazioni regionali siciliane e quelle di emanazione nazionale, su proposta dell’Istituto Regionale Siciliano Fernando Santi, approvavano un documento nel quale esprimevano “le loro perplessità in ordine: 1. al mancato collegamento e confronto, nella fase di elaborazione dei documenti e nei lavori della Conferenza, con le Consulte Regionali dell'Emigrazione, le quali hanno operato e operano istituzionalmente in Italia e all'Estero da oltre 40 anni a tutela della popolazione italiana emigrata nei Paesi europei ed extraeuropei, che rappresentano ed esprimono concretamente, unitamente alle Associazioni Regionali, la continuità di presenza e di azione a tutela delle Comunità italiane nel mondo; 2. al mancato riferimento, nei documenti elaborati, di ogni e qualsiasi ruolo e attività di promozione che oggi necessariamente svolgono e debbono ulteriormente potenziare le Consulte Regionali e l'Associazionismo Regionale a tutela delle Comunità italiane fuori d'Italia; 3. all'autoreferenzialità che va attribuendosi il CGIE in ogni occasione e circostanza utile, come peraltro si legge anche nel documento del tavolo tematico 4, ove si ipotizza il potenziamento del CGIE in senso regionalistico, minimizzando il ruolo delle Associazioni Nazionali, di quelle Regionali e delle consulte Regionali, che deve essere invece rilanciato e sviluppato anche in raccordo con il CGIE, il quale, proprio in mancanza del verificarsi di tali condizioni, è destinato, con l'elezione delle rappresentanze parlamentari estere, a vedere compressa la propria azione e la propria sfera di influenza. Veniva auspicato, pertanto, che pur nei limiti di ciò che era ormai possibile realizzare, il dibattito e i documenti finali della Conferenza tenessero conto di quanto sopra evidenziato”. Nel corso dei lavori della Conferenza-Stato-Regioni-Provincie Autonome-CGIE del marzo 2002, il Presidente dell’Istituto Italiano Fernando Santi ancora una volta evidenziava i limiti dei contenuti della bozza del documento finale e poneva in risalto che nel documento mancava ogni riferimento alle Consulte Regionali e alle Associazioni Regionali; metteva altresì in evidenza l’azione policentrica ed autoreferenziale sviluppata dal CGIE, che marginalizzava il ruolo dell’Associazionismo e conseguentemente avrebbe finito per indebolire la stessa rappresentanza del CGIE. A distanza di oltre un anno, il 19 novembre 2003, il Segretario Generale del CGIE, Franco Narducci, presentando la relazione all’Assemblea Plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, avvertiva l’Assemblea sulla necessità di avviare una riflessione sul ruolo del CGIE e “sulle difficoltà deludenti che viviamo da diversi mesi” per ritardi e disattenzioni delle Istituzioni, evidenziando altresì, che il CGIE “deve rivedere criticamente le proprie strategie e propositi”. In tale contesto la linea strategica che l’Istituto Italiano Fernando Santi persegue è quella che le Associazioni recuperino il ruolo fondamentale che a loro stesse spetta, di raccordo tra le Comunità e gli eletti e quello di collegamento e di confronto con gli Organi di rappresentanza degli italiani all’estero, i quali non possono, e non debbono finire, come spesso è avvenuto, per esprimere singole individualità, svincolate dai programmi e dall’ambito associativo che rappresentano. Inoltre il funzionamento degli Organi di rappresentanza deve assicurare regole interne di condotta idonee a garantire la massima partecipazione, anche al fine di legittimare la propria rappresentatività in ordine al mandato ricevuto. Il COMITES costituisce un organo di fondamentale importanza, sia per dotare di uno strumento proprio di operatività e di rappresentanza le diverse Comunità italiane residenti all’estero che per la successiva composizione del CGIE, attraverso l’elezione di secondo grado attribuita ai componenti dei COMITES. Si rende pertanto indispensabile connotare e qualificare l’azione di collegamento con le Comunità italiane nel mondo, promuovendo significative iniziative e nuove attività nel campo sociale e culturale previste nei compiti e nelle funzioni dalle leggi istitutive. Tali sono le aspettative delle diverse rappresentanze di Governo, sia italiane che dei Paesi ospitanti, e quelle del mondo dell’economia e della cultura. L’Istituto Italiano Fernando Santi è impegnato, nel rinnovo dei COMITES e in quello successivo del CGIE, a sostenere e promuovere liste aperte alla rappresentanza del mondo giovanile, femminile, dell’economia e della cultura, caratterizzate dalla presenza di responsabili fortemente motivati e impegnati per innovare metodi, contenuti e gruppi dirigenti operanti nella realtà degli italiani all’estero. Le conseguenti candidature nelle liste dovranno essere ispirate a tali criteri al fine di consentire la valorizzazione e la difesa dei diritti delle Comunità italiane e di sviluppare l’attività delle rappresentanze dei COMITES e del CGIE armonicamente a quelle delle Associazioni degli italiani nel mondo, il cui ruolo e la cui azione resta fondamentale e insostituibile per la tutela e la rappresentanza delle Comunità italiane nel mondo.